Economia italiana, le prospettive

Una evoluzione del commercio mondiale e del prezzo del petrolio più sfavorevole rispetto a quella attuale porterebbe nel 2018 a una minore crescita dell’economia italiana pari a 0,2%.

economia italiana Pil consumi

L’andamento positivo della domanda interna favorirà per il 2018 una crescita dell’economia italiana dell’1,4%.

Il contributo dei consumi delle famiglie è atteso in lieve riduzione che sarà però bilanciata dall’aumento degli investimenti.

La componente estera netta fornirà invece un contributo nullo all’aumento del Pil.

Lo sviluppo dell’attività economica si accompagnerà al miglioramento del mercato del lavoro con un aumento dell’occupazione su tassi vicini a quelli dell’anno precedente e una riduzione della disoccupazione, che rimarrà comunque significativamente superiore a quella dell’area euro.

L’incremento dei prezzi è previsto analogo a quello del 2017 mentre il deflatore del Pil aumenterà in linea con il rafforzamento della fase ciclica.

I consumi delle famiglie italiane e ISP aumenteranno nell’anno con una intensità più contenuta (+1,2%) supportati sia dal miglioramento del mercato del lavoro che dalla ripresa delle retribuzioni per unità di lavoro.

Atteso il rafforzamento del processo di accumulazione del capitale. Sebbene nei primi quattro mesi del 2018 la fiducia delle imprese e i giudizi sugli ordini abbiano manifestato alcuni segnali di debolezza che potrebbero condizionare negativamente le aspettative sulla domanda, le prospettive di crescita positive e il clima favorevole sul mercato del credito, si stima una prosecuzione (+4%) del recupero degli investimenti, trainata dalla spesa in macchinari e attrezzature e in proprietà intellettuale.

Seppure con intensità ancora contenute, anche gli investimenti in costruzioni aumenteranno. Nel complesso la quota di investimenti sul Pil dovrebbe salire al 17,9%.

All’indebolimento dell’inflazione dei primi mesi del 2018 seguirà nel secondo semestre dell’anno una graduale risalita dei prezzi al consumo verso l’1%, mentre una più accentuata accelerazione è attesa nei mesi finali dell’anno. A sostenere l’inflazione contribuirà la crescita dei costi dei beni energetici, determinata da un aumento dei prodotti petroliferi in parte bilanciata dal contestuale apprezzamento della valuta europea rispetto al 2017.

Nella media del 2018 il deflatore del Pil segnerà un incremento dell’1,1% dopo il +0,6% del 2017. Il tasso di crescita del deflatore della spesa delle famiglie è previsto crescere a un tasso appena superiore, con un valore analogo al 2017 (+1,2%).

L’attuale scenario di previsione è caratterizzato da rischi legati prevalentemente all’evoluzione del commercio internazionale e del prezzo del Brent.

Per quantificare gli effetti di scenari alternativi, per il 2018 l’Istat ha ipotizzato un rallentamento più pronunciato del commercio mondiale a causa dell’inasprimento delle misure protezionistiche sui mercati internazionali associato ad un incremento del prezzo del petrolio.

Un rallentamento del commercio mondiale, pari a 0,5 punti percentuali associato ad un incremento del 10% del prezzo del Brent (fino ad a 78 dollari per barile in media d’anno) determinerebbero una flessione sia delle esportazioni (-0,6 punti percentuali) sia in misura minore delle importazioni (-0,2 punti percentuali), riducendo il contributo estero alla crescita di 0,1 punti percentuali.

Allo stesso tempo i consumi delle famiglie segnerebbero una flessione di 0,1 punti percentuali.

Nel complesso una evoluzione del commercio mondiale e del prezzo del petrolio più sfavorevole rispetto a quella attuale porterebbe nel 2018 a una minore crescita del Pil pari a 0,2 punti percentuali.

Rispetto al quadro diffuso a novembre 2017, la previsione del tasso di crescita dell’economia italiana per il 2018 rimane inalterata. L’analisi dei contributi alla crescita mostra una minima revisione al rialzo della componente estera (0,1 punti percentuali) e una equivalente revisione al ribasso per le scorte.

La revisione al rialzo della componente estera è legata all’accelerazione degli scambi internazionali e in particolare delle esportazioni più pronunciata rispetto allo scenario diffuso a novembre.

Torna in alto