Settore energetico USA e margini di apprezzamento

I dati di mercato del primo mese del 2022 dell’azionario americano, evidenziano come il tecnologico ha subito significativi ribassi, il settore energetico ha invece registrato rialzi.

mercato azionario settore energetico USAMentre abbiamo assistito alla sovra-performance del mercato azionario nel 2021, stimiamo che per il 2022 lo scenario sia diverso, ma comunque positivo. Infatti, se da un lato, nel 2021, gran parte dei titoli azionari hanno registrato una performance positiva, dall’altro, per il 2022 ci troviamo davanti ad un mercato più ‘maturo’, dove i profitti potrebbero essere generati solo in alcuni comparti dell’economia, come il settore energetico.

Per questo pensiamo che sia di fondamentale importanza selezionare quelle industries in cui ci si attende di vedere potenzialità di crescita. Infatti, osservando i dati di mercato del primo mese del 2022 dell’azionario americano, si evince come alcuni settori siano stati interessati da significativi ribassi, come il tecnologico, mentre altri, come l’energetico hanno registrato rialzi.

Sebbene il mercato azionario americano appare meno favorito rispetto al mercato azionario europeo, vi sono comunque ambiti interessanti: il settore energetico rispetto, ad esempio, al bancario. Infatti, sebbene il primo abbia messo a segno da inizio anno una performance del +18%, vi sono ancora margini di apprezzamento. Il motivo principale che favorisce il settore energetico è strettamente correlato al petrolio.

Con la riapertura post-pandemica, l’utile per azione (earning per share) delle società petrolifere potrebbe crescere del +84%, e nel 2023 del +22%. Inoltre, i titoli energetici americani appaiono sottovalutati e il prezzo attuale in borsa risulta significativamente inferiore al valore di bilancio delle società. Anche dal punto di vista produttivo le aziende petrolifere avrebbero un vantaggio, poiché i margini per l’attività di raffinazione sono superiori rispetto a quelli attesi.

Preferibili, quindi, i titoli energetici rispetto ai bancari, in quanto nonostante i secondi potranno beneficiare maggiormente dell’atteso aumento dei tassi d’interesse rispetto ad altri, dovranno sopportare un aumento dei costi nel 2022. Altro elemento interessante, riguarda l’attesa ‘normalizzazione’ dell’attività dei Capital Markets tipiche delle banche d’investimento, ovvero una riduzione dell’emissione di strumenti finanziari emessi dalle banche per i loro clienti.

Commento a cura di Marco Oprandi – Cirdan Capital

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