Risparmio gestito: l’orizzonte temporale degli investimenti

Il 2016 è stato un anno positivo per l’industria italiana del risparmio gestito sia in termini di raccolta che di patrimonio.

investimenti risparmioPer l’industria europea del risparmio gestito il 2016 è stato un anno da incorniciare. La conferma ufficiale arriva da EFAMA che ha diffuso i dati definitivi di raccolta e di patrimonio dell’anno da poco concluso. Il sistema ha raccolto oltre 459 miliardi di euro in dodici mesi, di cui 275 confluiti nei prodotti UCITS e 184 nei fondi alternativi. Le masse complessive in Europa hanno superato quota 14.142 miliardi di euro, di cui 8.658 gestiti in prodotti UCITS e 5.483 in FIA.

A livello di singole categorie i maggiori flussi, per quanto riguarda i prodotti UCITS, hanno riguardato gli strumenti obbligazionari e quelli monetari che hanno raccolto nel 2016 rispettivamente 112 e 106 miliardi di euro. A seguire si distinguono i fondi multi-asset con 49 miliardi di euro. Negativi, invece, i prodotti azionari per 8 miliardi.

La fotografia del mercato europeo conferma il buon momento del settore ed evidenzia anche le peculiarità del mercato italiano del risparmio gestito che si dimostra, dati alla mano, più orientato ad investimenti con un orizzonte temporale di medio/lungo periodo. Infatti, analizzando i flussi di raccolta del 2016 dell’industria italiana monitorata da Assogestioni, dei 34,3 miliardi raccolti complessivamente dai fondi comuni in Italia, spiccano i numeri dei prodotti obbligazionari che dominano la scena tricolore con sottoscrizioni per oltre 18,5 miliardi. A seguire si distinguono i prodotti flessibili e bilanciati (categorie a cui sono riconducibili i multi-asset indicati da EFAMA) che hanno raccolto rispettivamente 14,4 e 4,3 miliardi di euro. Segno meno, invece, per i monetari che in Italia hanno registrato riscatti per 763 milioni di euro e per i fondi azionari che, come nel resto d’Europa, si aggiudicano la maglia nera con un saldo negativo per oltre 1,6 miliardi.

Il 2016 ha confermato un trend avviato nel 2012 che ha visto gli italiani incrementare la quota di fondi comuni detenuti nel proprio portafoglio”, spiega Alessandro Rota, direttore dell’Ufficio Studi di Assogestioni. “Oggi in Italia quasi il 12% degli asset finanziari delle famiglie è investito in fondi comuni, mentre quattro anni fa non si andava oltre il 7,7%. Un dato migliore rispetto a quello di nazioni come la Germania, che registra un investimento in fondi da parte degli investitori retail pari a circa il 10% degli asset finanziari totali. Al di là delle scelte di investimento, la buona notizia è che nel 2016 l’Italia ha mostrato ancora una volta un tasso di risparmio da parte delle famiglie superiore alla media europea (11%)”.

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