Le ripercussioni che la riforma del Catasto avrà sulla capacità di spesa degli italiani.
Il 3 marzo la Commissione Finanze della Camera ha bocciato l’emendamento volto a modificare il comma 1 art. 6 della delega fiscale sul Catasto, lasciando intatta la formulazione originaria del testo sul sistema di rilevazione dei dati catastali degli immobili.
La decisione del Governo avrà ripercussioni significative sui risparmi degli italiani perché, per come è pensata oggi, “La riforma del catasto contenuta nell’art. 6 entrerebbe in vigore dal 1° gennaio 2026 e il provvedimento avrà ripercussioni sia sulla capacità di spesa degli italiani, sia sul valore del patrimonio immobiliare” – è quanto afferma Antonio Nicolosi, Segretario Generale di UNARMA, tra i più antichi sindacati dei Carabinieri che ha da poco lanciato un osservatorio per la tutela dei redditi finanziari dell’Arma – “Secondo il nostro Centro studi politico-economico è fin troppo evidente che l’adeguamento delle rendite catastali ai prezzi di mercato anticiperà un aumento delle imposte sugli immobili. Infatti la riforma entrerebbe in vigore nel 2026, giusto un anno prima che il nostro Paese inizi a restituire i fondi del PNRR, in questo modo il Governo italiano sarà in grado di aumentare il gettito fiscale proprio a ridosso di una scadenza così delicata”.
Il Centro studi politico-economico di UNARMA ha voluto perciò evidenziare tutte le criticità fiscali in cui si inserisce l’attuale riforma del catasto, aggravando la pressione che già pesa sui cittadini italiani.
Secondo Antonio Nicolosi di UNARMA, “A oggi l’imposizione sugli immobili supera i 40 miliardi di euro l’anno, a cui vanno sommati i circa 10 miliardi derivanti dalla TARI. In questo modo la pressione fiscale sugli immobili sale a oltre 50 miliardi di euro, ossia l’equivalente del 3% del PIL: si noti che la media europea è del 2,6% secondo i dati Eurostat”.
UNARMA evidenzia inoltre che la revisione dei parametri catastali inciderà anche sui parametri ISEE e sui criteri di accessibilità agli immobili per tantissime famiglie, che non avranno così i requisiti necessari per usufruire di determinate prestazioni sociali e agevolazioni economiche, compromettendo anche il diritto abitativo e la possibilità di uno stile di vita dignitoso.
Inoltre, l’aumento del peso fiscale sugli immobili avrà dirette conseguenze anche sui canoni di affitto, che aumenteranno inevitabilmente e metteranno in serie difficoltà migliaia di affittuari, tra cui come ricorda UNARMA, anche i Carabinieri e tantissime famiglie italiane.
“Tutte le volte che gli esecutivi hanno utilizzato le case per aumentare i flussi di cassa si è generato un complessivo deprezzamento del patrimonio immobiliare” – interviene Nicolosi – “L’ultima esperienza in tal senso risale alla ‘cura del Governo Monti’ che, secondo un rapporto stilato da Confedilizia e dal professor Andrea Giurcin dell’Università di Milano Bicocca, ha determinato una perdita di 1.300 miliardi di euro del valore immobiliare nazionale”.
Il Centro studi politico-economico di UNARMA ritiene che lo Stato abbia già tutti gli strumenti per mappare e far emergere gli immobili non censiti o registrati con rendite catastali irregolari e che la riforma del catasto, invece, avrà conseguenze nefaste su un Paese da risanare, ma soprattutto da sostenere in questo momento storico.
“L’impressione è che si usi il pretesto di scovare chi non paga per aumentare il carico fiscale sulla collettività, tra l’altro in un momento estremamente delicato per la crisi Russia-Ucraina e per l’elevata inflazione che sta mettendo in ginocchio l’economia nazionale, già estremamente provata da due anni di pandemia”, conclude il Segretario Generale di UNARMA.