Public Company: la riforma del capitale di Bankitalia

Ammontano a circa € 2,9 mld le quote azionarie ancora da cedere per ultimare la riforma del capitale di Bankitalia. L’obiettivo è rendere l’istituto una sorta di public company.

bankitaliaNella relazione all’assemblea ordinaria per l’approvazione del bilancio, il governatore Ignazio Visco, ha fatto il punto sulla riforma del capitale di Bankitalia, non ancora conclusa. Infatti Intesa Sanpaolo, Unicredit, Generali e Carige detengono quote per un valore nominale di € 2,9 mld circa che eccedono il limite del 3% introdotto a inizio 2014.

Le negoziazioni delle quote avvenute tra l’avvio della riforma (legge 29 gennaio 2014, numero 5) e lo scorso 18 febbraio hanno comportato il trasferimento del 27,5% del capitale. I tre maggiori partecipanti ne hanno ceduto il 23,9%. La cessione dei 2,9 miliardi residui potrà trarre impulso da una posta speciale per stabilizzare nel tempo i dividendi nonché dall’avvio di un mercato secondario delle quote di capitale con specifici market maker che si impegneranno a vendere e ad acquistare quote entro determinati importi” ha spiegato il governatore.

Attualmente sono 115, di cui 74 nuovi, i soggetti che detengono quote: 2 compagnie di assicurazione, 7 fondi pensione, 8 enti di previdenza, 15 fondazioni di matrice bancaria e 42 banche. Banche e compagnie assicurative hanno ridotto la loro partecipazione dal 94,3 al 73,2%; è cresciuta dal 5,7 al 22,7% la partecipazione degli enti di previdenza e dei fondi pensione. Le fondazioni bancarie hanno il 4,1% del capitale.

Da quest’anno i dividendi relativi alle quote eccedenti il 3% non possono essere più corrisposti e vanno pertanto attribuiti alle riserve statutarie. Dei 340 milioni di monte dividendi, quindi 207 milioni sono stati assegnati, mentre i 133 relativi a quote eccedenti il 3% sono stati trattenuti.

Il governo Letta aveva autorizzato la Banca d’Italia a rivalutare il capitale da 156.000 a 7,5 miliardi di euro e trasformato le azioni in titoli negoziabili, con l’obiettivo di rendere l’istituto una sorta di public company al termine del periodo transitorio scaduto a fine 2016.

Intesa Sanpaolo deve vendere ancora circa 72.900 quote in eccesso,il 24,3% del capitale, (1.822.575.000 euro), Unicredit 35.940 quote, circa il 12%, (898.500.000 euro), Generali circa 5.500 quote, l’1,8%, (137.625.000) e Carige 3.093 quote, poco più dell’1%,(77.325.000 euro).

Anche Bankitalia acquisterà temporaneamente dai market maker le quote in eccesso per poi rivenderle a investitori terzi. Lo schema è stato configurato in modo che, in ogni caso, il patrimonio della banca non subisca perdite.

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