Mutui: le previsioni sul mercato

Le previsioni sul mercato dei mutui in chiusura del 2017 sono state solo in parte attese e con il nuovo anno tanti aspetti che sembravano ormai consolidati si sono invece scontrati con le nuove statistiche.

mercato dei mutui

Se a fine del 2017 si è registrata una inversione di tendenza e un superamento della proporzione tra nuovi mutui e surroghe, dalle rilevazioni dell’ultimo Osservatorio di MutuiOnline.it (dati aggiornati al 28 febbraio) emerge, per questo primo trimestre in corso, che ancora il 47% delle richieste di mutuo sono finalizzate alla surroga a fronte di un calo registrato nel IV trimestre 2017 in cui le richieste segnavano il 44,6%.

Invariata la percentuale di domande per l’acquisto di una seconda casa, stabile al 5,2% e quella per ristrutturazione e costruzione, al 3,2%. Si riducono in corrispondenza le richieste di mutuo per l’acquisto della prima casa, ora al 42,5% (erano il 44,9% a fine 2017).

Stesso risultato per le surroghe dalla parte delle erogazioni, dove troviamo una percentuale del 42,9% sul totale del campione rilevato e il 5,9% di concessioni per seconda casa. Le erogazioni finalizzate a soddisfare la domanda di una prima casa perdono il 3,3% e arrivano a segnare il 46,4%.

L’Eurirs, il parametro di indicizzazione dei mutui a tasso fisso, è risalito a febbraio rispetto agli ultimi mesi del 2017 (1,60% quello a 20 anni contro l’1,48% di gennaio), ma le richieste di mutui a tasso fisso continuano a crescere senza sosta, segnando ora il 78,2% rispetto al 76,0% di fine 2017.

Se il tasso variabile è al minimo storico, vince ancora il fisso, gli italiani continuano ad acquistare la loro assicurazione sul futuro con un mutuo a tasso fisso, invogliati dalla battaglia che ormai da qualche tempo le banche conducono sul mercato a colpi di offerte e spread al ribasso.

Rimane una fetta ridotta per il variabile che scende al 19,2% (dopo il 20,8%), mentre l’1,6% sono mutui a tasso variabile con CAP.

Lato erogazioni il campione è distribuito con il 74,6% di mutui a tasso fisso, 20,6% a tasso variabile e 3,7% a tasso variabile con CAP.

Si punta a ridurre i piani di ammortamento

Il costo più basso dei mutui incoraggia a scegliere durate più brevi. Guadagnano così qualche punto percentuale le durate inferiori ai 20 anni, in totale al 58,8% contro il 55,9% dell’ultimo trimestre del 2017, mentre dal lato delle erogazioni a crescere è il periodo dei 25-30 anni, con il 20,2% delle somme concesse, contro il 16,4% del periodo precedente.

L’importo medio domandato torna a essere più cauto, segnando 126.784 euro, quando il 2017 si era chiuso con un rialzo a 128.581 euro. Per contro, le banche concedono un importo medio più alto, 125.927 euro in questo primo periodo dell’anno, in crescita di oltre 2.500 euro rispetto al quarto trimestre 2017.

L’ennesimo minimo storico dei tassi di interesse

Le rilevazioni di febbraio sui tassi di interesse danno un nuovo ribasso del tasso fisso che ha segnato a febbraio il 2,11% contro il 2,12% del mese precedente e del tasso variabile che conferma la sua ormai inarrestabile discesa e fa rilevare lo 0,89%, contro lo 0,92% di gennaio. Un anno fa, nel marzo 2017, era 1,04%.

Comprare adesso casa a un tasso variabile è realmente un affare, e se il periodo di ammortamento non è troppo lungo si può stare sicuri di non vedere alzare i tassi almeno per qualche anno, il tempo utile per smaltire il periodo in cui si versa la parte rilevante di interessi.

Finanziare fino al 50% del valore dell’immobile è un affare

Lo hanno capito gli italiani, che in questa prima parte dell’anno approfittano delle condizioni mai viste prima praticate dalle banche sulle somme con un loan-to-value entro il 50%: sono il 31,4% adesso contro il 29,1% di fine 2017. Comportamento opposto per le erogazioni, che smaltiscono una domanda relativa al periodo precedente e registrano la crescita dell’intervallo di loan-to-value 70-80%, con il 33,8% sul totale delle concessioni.

Il profilo tipo di chi richiede un mutuo è del nord Italia (40,9% del campione), ha fra i 36 e i 45 anni (44,1%), un lavoro a tempo indeterminato (82,1%) e un reddito tra i 1.500 e i 2.000 euro (37,5%).

Se ci spostiamo sulle erogazioni, i dati visti sopra sono ancora più evidenti, con una provenienza dal Nord del 45,6% dei destinatari dei finanziamenti, età fra i 36 e i 45 anni nel 44,4% dei casi, un reddito fra i 1.500 e i 2.000 euro nel 38,9% delle concessioni e un lavoro a tempo indeterminato per l’86,1% delle erogazioni.

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