Fed: probabile taglio dei tassi

Il tono sempre più accomodante della Fed fa eco alle posizioni di tutte le altre grandi banche centrali.

fedIeri sera, la Fed ha compiuto un passo in direzione delle aspettative del mercato, come testimoniano i recenti pricing. Le probabilità di un allentamento della politica monetaria attraverso un taglio dei tassi e l’espansione del bilancio sono aumentate notevolmente.

La retorica della “pazienza” è stata rimossa dalla dichiarazione e il FOMC (Federal Open Market Commitee) punta verso una politica monetaria accomodante.

Il “dot plot” della Fed, che illustra le aspettative dei livelli dei tassi dei componenti, si è sostanzialmente evoluto verso il lato “accomodante”. Per il 2019, anche se il tasso mediano rimane ai livelli attuali, il numero di votanti a favore di un taglio è circa la metà, rappresentando un Comitato molto più diviso rispetto a prima, e un’inclinazione verso un taglio prima della fine dell’anno.

Le proiezioni per il 2020 sono state ridotte di due livelli, da un rialzo ad un taglio. Durante la conferenza stampa, c’è stata una chiara indicazione che la combinazione tra forti correnti incrociate e le crescenti preoccupazioni circa il tasso d’inflazione troppo basso che dovrebbe giustificare politiche maggiormente accomodanti da parte della Fed.

In effetti, Jerome Powell ha riconosciuto che i rischi esterni dell’espansione economica prefigurano una grande nuvola all’orizzonte.

Tuttavia, le previsioni economiche sono state mantenute invariate rispetto alla crescita, mentre le aspettative di inflazione sono state riviste al ribasso. Rispettivamente, le previsioni di crescita del PIL sono ora del 2,1% nel 2019 e del 2% nel 2020, mentre il PCE dovrebbe scendere all’1,5% nel 2019 e all’1,9% nel 2020, dall’1,8% e 2% in precedenza.

Ciò conferma il tono sempre più accomodante che vari membri della Fed hanno adottato dall’inizio dell’anno e fa eco alle posizioni di tutte le altre grandi banche centrali.

Ieri Draghi ha fatto riferimento alla possibilità di un ulteriore allentamento da parte della BCE, che ha innescato una forte ripresa sia delle azioni che delle obbligazioni.

Impatto sui mercati
Il pricing legato ad una posizione accomodante era estremamente alto prima della riunione del FOMC, e i mercati stanno attualmente digerendo quello che può essere interpretato come un messaggio misto, con punti e macro proiezioni non completamente allineate. I rendimenti a 10 anni si stanno ritirando e le azioni sono stabili.

Conseguenze per l’asset allocation
L’inversione a U iniziata alla fine dell’anno scorso è ormai quasi completa. Le banche centrali sono passate da una posizione restrittiva coordinata a metà del 2018 a una posizione accomodante sincronizzata nel tentativo di evitare che l’attuale decelerazione macroeconomica si trasformi nella prossima recessione.

La combinazione dei punti e delle previsioni economiche evidenzia che lo scenario attuale è più comparabile alla situazione del 1995, quando la Fed ha adottato un approccio preventivo, rispetto al 2001 e al 2007 e alle contrazioni economiche che ne sono seguite.

Nel complesso, l’attuale quadro macroeconomico è favorevole all’assunzione di rischi, mentre il sentiment e la valutazione richiedono cautela selettiva, soprattutto nel settore obbligazionario.

Commento a cura di Unigestion

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