Inflazione USA: FED verso taglio dei tassi

tassi fed qe politiche monetarie inflazione

Il dato sull’inflazione USA (IPC) odierno ha offerto agli investitori la prima boccata d’aria fresca dal deserto arido dei dati governativi che si registra dall’inizio dello shutdown il 1° ottobre. Gli investitori non sono rimasti delusi.

L’inflazione è risultata più contenuta del previsto, determinando un timido rialzo del mercato obbligazionario e garantendo che la Fed taglierà i tassi nella riunione del Comitato di politica monetaria della prossima settimana.

Sebbene gli investitori potessero aspettarsi un rialzo più consistente alla luce dei dati, in alcuni ambienti serpeggiano timori che questi numeri siano meno solidi del consueto a causa dello shutdown.

Infatti, data la scarsità di dati governativi, gli operatori di mercato sono concentrati esclusivamente sulle dichiarazioni dei governatori della Fed e, al momento, prevalgono i toni accomodanti. Anche se la situazione potrebbe cambiare con l’arrivo del 2026, per il momento il mercato prevede con certezza un altro taglio dei tassi a dicembre e un ulteriore rialzo delle obbligazioni, nonostante il contesto inflazionistico ancora difficile.

I dati odierni hanno registrato un CPI complessivo dello 0,31% con un aumento su base annua del 3,0% e un CPI core dello 0,23% con un aumento su base annua anch’esso del 3,0%. Questo significa che sono 55 mesi che il CPI core è superiore al target di inflazione del 2% fissato dalla Fed, e che la Fed sembra aver abbandonato almeno nel medio termine.

I dati diffusi oggi avvalorano la tesi della Fed secondo cui almeno l’inflazione sta andando nella giusta direzione.

Da questi valori traiamo due conclusioni, una positiva e una meno positiva per la Fed.

Sul positivo, il valore OER (Owner’s Equivalent Rent) ha registrato un dato annuo del 3% (3,8%) per la prima volta dal dicembre 2021. Ciò dimostra che il settore immobiliare continua a rallentare in gran parte del Paese, contribuendo a ridurre l’inflazione.

Sfortunatamente per la Fed, i tassi di interesse più bassi potrebbero ora spingere il tasso ipotecario a 30 anni al di sotto del livello psicologico del 6%, il che potrebbe riportare nuova vita nel settore immobiliare.

Sul versante negativo, l’inflazione dei servizi, escluso il settore immobiliare, continua a essere elevata, attestandosi al 3,2% su base annua, ma, cosa più preoccupante, al 4,7% su base annualizzata a 3 mesi. Sebbene si tratti di un dato volatile, esso dimostra che i consumatori continuano a spendere per servizi che risentono in misura minore degli effetti dei dazi.

Al momento, i mercati sembrano dare alla Fed il via libera per tagliare i tassi fino alla fine del 2025, dopodiché si concentreranno su due aspetti: 1) chi succederà a Jay Powell e quanto sarà di stile accomodante e 2) come andrà l’economia una volta che gli operatori di mercato potranno nuovamente vedere e analizzare i dati reali.

Fino a quel momento, gli investitori dovranno analizzare principalmente le dichiarazioni della Fed invece dei dati concreti.

Commento a cura di John Kerschner – Janus Henderson

Edit Template

Hai bisogno di maggiori info sui Segnali di Trading?

Analisi Tecnica e Segnali di Trading su Azioni, Futures  e Forex. TendenzaMercati nasce da un’idea di Nicola Zonno, trader ed analista indipendente.

Copyright © 2006-2025 TendenzaMercati - Designed by EnneZeta | Tutti i diritti riservati

Torna in alto