Inflazione, osservato speciale

L’attuale livello elevato di inflazione è in gran parte dovuto allo squilibrio tra domanda e offerta.

inflazioneIl rapido aumento dell’inflazione è stato sorprendentemente irregolare, ma i segnali sembrano indicare un possibile ulteriore aumento dei prezzi. L’escalation delle materie prime combinata con i vincoli dell’offerta, l’aumento dei risparmi durante la pandemia, i grandi pacchetti di stimolo e un mercato del lavoro rigido sono solo alcuni dei fattori che hanno contribuito ad alimentare l’inflazione.

L’inflazione è passata da uno scenario regionale a uno globale proprio nel corso di quest’anno, a seguito di un’ulteriore intensificazione delle pressioni sui prezzi delle materie prime e delle interruzioni nella catena di approvvigionamento. Tuttavia, ci sono ancora differenze tra le regioni a causa delle diverse decisioni delle banche centrali e delle varie misure anti-COVID. L’inflazione negli Stati Uniti ha iniziato a salire rapidamente all’inizio del primo trimestre seguita, in un secondo momento, dall’inflazione nell’Eurozona. Attualmente, l’inflazione nominale annua negli Stati Uniti è del 5,4%, mentre in Europa si attesta al 4,1%. Anche l’inflazione in Giappone è diventata positiva, attestandosi allo 0,2%, seppur ancora al di sotto dei livelli pre-pandemici.

Il dibattito si svolge tra chi ritiene che il picco dell’inflazione sia un fenomeno transitorio, e chi ritiene sia una tendenza destinata a persistere. Sebbene l’amministrazione del presidente Joe Biden abbia ripetutamente affermato che il forte aumento dell’inflazione sia soltanto temporaneo, gli analisti sono preoccupati che possa durare più del previsto.

L’attuale elevato livello di inflazione è in gran parte dovuto all’aumento dello squilibrio tra domanda e offerta, una situazione che dovrebbe protrarsi almeno fino al 2022. La domanda globale di beni si è ripresa rapidamente, guidata sia dai progressi globali sulla vaccinazione contro il Covid 19 e dagli aiuti che i Governi hanno elargito su larga scala per far fronte alla pandemia, sia dalle imminenti festività e dai cambiamenti nelle abitudini di acquisto dei consumatori. La FED e la BCE rimangono molto caute sui tassi d’interesse, dinamica che continua a sostenere la domanda.

Dal lato dell’offerta, invece, nonostante l’aumento degli ordini, la capacità di produzione non ha ancora recuperato i livelli pre-pandemici, poiché i paesi asiatici chiave come la Cina sono ancora limitati dalle misure anti COVID.

L’aumento dei prezzi delle materie prime negli ultimi mesi, che è stato anche influenzato dalle disastrose condizioni climatiche e da anni di investimenti ridotti, sta facendo salire i costi di produzione e distribuzione, situazione esacerbata dalla mancanza di manodopera qualificata, poiché il tasso di occupazione negli Stati Uniti rimane basso.

Anche se l’interruzione della catena di approvvigionamento può essere mitigata nei prossimi mesi, alcuni fattori come la carenza di manodopera (dovuta al cambiamento della cultura del lavoro post-pandemia), le sempre più frequenti anomalie meteorologiche collegate al cambiamento climatico, o l’inasprimento della regolamentazione climatica, possono persistere nel lungo periodo e, se così fosse, l’inflazione potrebbe durare più a lungo del previsto.

È importante, per gli investitori, tenere in considerazione la natura dell’inflazione. Il recente picco di inflazione è caratterizzato da una mancanza di sincronia sia a livello di beni sia a livello regionale. Per proteggere al meglio un portafoglio dall’inflazione, un investitore deve agire su due livelli. Da un lato, le differenze regionali nell’inflazione dovrebbero essere riflesse nell’allocation, dall’altro, gli investitori possono proteggersi aumentando il peso di quelle azioni particolarmente resistenti all’inflazione come, per esempio, società che hanno un forte marchio e potere di determinazione dei prezzi o che beneficiano direttamente dell’aumento dei prezzi delle materie prime. Una modalità potrebbe essere investire attraverso indici elaborati proprio per reagire all’inflazione.

Commento a cura di Yun Bai, Head of Factor Investing Research di Vontobel

Torna in alto