2017 all’insegna dell’incertezza per gli investitori del settore petrolifero sui timori che l’intesa di fine novembre fra i Paesi OPEC non venga rispettata.
In attesa della prossima riunione fra Paesi OPEC e non OPEC, per gli investitori del settore petrolifero il nuovo anno è iniziato in chiaroscuro. Dopo il rally messo a segno nell’ultimo scorcio del 2016, le quotazioni del petrolio sembrano infatti aver perso di slancio.
“Secondo gli esperti del settore, le pressioni al ribasso derivano principalmente da due elementi di incertezza, quali le aspettative di un aumento della produzione negli Stati Uniti d’America e la possibilità che l’intesa raggiunta lo scorso 30 novembre 2016 fra i Paesi OPEC (poi estesa anche ai produttori esterni al cartello) non venga rispettata. L’ottemperanza dell’accordo rappresenta un banco di prova fondamentale per la tenuta dei corsi dell’oro nero sopra i 50 dollari al barile” commenta Heiko Geiger, Head of Public Distribution Europe di Vontobel Investment Banking. Vi sono tuttavia anche elementi positivi, che al momento hanno evitato flessioni più marcate dei corsi della materia prima. Un flusso di notizie ritenute positive che riguarda sia il lato dell’offerta che quello della domanda.
L’Arabia Saudita, uno dei principali esportatori di petrolio, ha annunciato che la propria produzione è scesa al di sotto dei 10 milioni di barili giornalieri*, livello mai raggiunto dagli inizi del 2015. Allo stesso tempo la Cina, il maggior importatore mondiale di materie prime, nel mese di dicembre ha registrato il picco storico delle importazioni di greggio, pari a 8,56 milioni di barili al giorno*, seguendo un trend che secondo gli analisti è destinato a crescere nel 2017.
La settimana sarà caratterizzata ancora da una certa dose di indecisione, in attesa di maggiori chiarimenti circa le reali volontà dei Paesi che hanno aderito all’accordo dello scorso 30 novembre. Secondo le rilevazioni Bloomberg il tasso di conformità all’intesa è al momento pari a circa il 73%*, in attesa che la prossima riunione fra Paesi OPEC e non OPEC, in agenda fra il 21 e il 22 gennaio, possa far salire tale percentuale al 100 per cento.
Analisi tecnica
Per il petrolio WTI il mese di gennaio è iniziato con un segnale di debolezza, generato dalla mancata violazione della coriacea resistenza statica a 54,37 $. L’accelerazione ribassista del 9 gennaio ha corroborato l’indicazione di vendita, con i prezzi che hanno rotto al ribasso la trendline ottenuta con i minimi del 15 dicembre 2016 e 4 gennaio. Al momento i supporti dinamici espressi dai minimi dell’8 dicembre e 10 gennaio hanno favorito la tenuta dei prezzi, incoraggiando un rimbalzo che ha portato il barile a scambiare nuovamente sopra i 52 $. In questo quadro è tuttavia possibile implementare strategie ribassiste con ingressi a 52,5 $ punti e target a 45 $, per sfruttare ritracciamenti profondi verso la ex resistenza dinamica tracciata con i minimi decrescenti del 19 ottobre e 22 novembre 2016.
Stop sopra 53,50 $.
(Tutte le date e i dati numerici nel testo di cui sopra sono tratti da Bloomberg).
Commento a cura di Vontobel Certificati