Quei fondi italiani gestiti all’estero: chi si cura dei risparmiatori?

Tutto parte da una grave anomalia: il 70% dei fondi comuni sbolognati in Italia a italiani da società italiane sono prodotti la cui gestione e soprattutto regolamentazione è oltre confine.

risparmio gestito fondiUn monito che ricorda le grida manzoniane. Gli intenti della comunicazione della Consob n. 55927 del 10-7-2015 sono lodevoli, ma si può scommettere che non cambierà nulla.

Tutto parte da una grave anomalia: il 70% dei fondi comuni sbolognati in Italia a italiani da società italiane sono prodotti la cui gestione e soprattutto regolamentazione è oltre confine. Senza nessuno sciovinismo, vien da chiedersi perché tanti fondi siano domiciliati all’estero e per questo detti estero-vestiti o round-trip. Infatti le loro società di gestione, lussemburghesi o irlandesi, sono spesso possedute o controllate da società italiane.

Il vero motivo è sfuggire alla normativa nazionale, per altro ancora blanda, in tema di trasparenza e di limiti alle commissioni. Meglio il Lussemburgo, dove è lecito portare via anche il 20% di quanto un fondo è salito, solo perché la Borsa ha fatto faville, senza nessun merito del gestore. È la cosiddetta commissione di incentivo o di performance, spesso una trappola per saccheggiare legalmente i patrimoni dei clienti. Per esempio la Borsa sale in un mese del 10% e il gestore di un fondo azionario si pappa un bel premio, che non restituisce se il mese dopo ridiscende al punto di partenza. Fatta la festa, gabbato il cliente. Oppure, peggio ancora, il mercato recupera dopo un crollo e il gestore ugualmente incamera provvigioni.

Per questo l’organo di controllo ha ammonito che la vendita di fondi comuni non può fondarsi sul “mero vantaggio economico per l’intermediario”, ma deve invece “soddisfare prioritariamente gli interessi dei clienti”. Implicito il riferimento ad Azimut, Mediolanum e Banca Generali, alla luce dei forti guadagni ottenuti addebitando commissioni d’incentivo in fondi estero-vestiti.

Ma è logico che tali comportamenti continueranno invariati in assenza di modifiche normative a livello comunitario (campa cavallo!). L’industria del risparmio gestito è strutturata proprio per sottrarre ricchezza ai risparmiatori a vantaggio di gestori, intermediari, banche, venditori porta a porta ecc. Si vedano al riguardo anche ricerche di fonte insospettabile, come quelle dell’ufficio studi di Mediobanca. C’è poco da dire, meglio liquidare senza esitazioni tutti i fondi posseduti.

Sulla commissione di incentivo ci sarebbe anzi da sollevare un problema a monte, regolarmente ignorato dai tanti pretesi esperti. Ammesso pure che sia giustificata, finisce poi per essere spesso applicata in modo ingiusto. Quando è addebitata al fondo, chi ha guadagnato può esserne già uscito e così la evita. Così è scaricata su altri, cui non toccherebbe. Né esiste una soluzione soddisfacente a tale incongruenza. Ma chi mai in Italia si cura dei risparmiatori?

Autore: Beppe Scienza – www.ilrisparmiotradito.it

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