Cala la fiducia di imprese e famiglie

La fiducia dei consumatori secondo l’indagine Istat, dopo essere aumentata per cinque mesi consecutivi, è calata a 114,3 a novembre.

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Il calo della fiducia sia delle imprese che delle famiglie a novembre non è a nostro avviso preoccupante: l’indagine sulle aziende è mista in quanto il morale, migliorato nelle costruzioni (ai massimi da quasi 10 anni) e nei servizi, è risultato poco variato nel manifatturiero (vicino al record da maggio 2007) ed è sceso solo nel commercio al dettaglio (dopo il balzo del mese scorso); anche la fiducia dei consumatori ha corretto dopo essere salita per cinque mesi di fila in precedenza.

I livelli del sentiment restano coerenti con una prosecuzione dell’espansione dell’attività economica anche nei prossimi mesi, particolarmente dal lato delle imprese.

Abbiamo recentemente rivisto al rialzo le nostre stime sulla crescita del PIL italiano nel biennio corrente, a 1,6% da 1,4% per quest’anno e a 1,3% da 1,1% per l’anno prossimo.

L’unico rischio su un orizzonte di 3-6 mesi resta l’incertezza politica in vista delle prossime elezioni generali; tuttavia, tale rischio appare gestibile se, come pensiamo, il ciclo economico su scala globale ed europea si confermerà espansivo.

Sia la fiducia delle imprese che quella delle famiglie hanno corretto a novembre dopo la striscia positiva vista nei mesi precedenti. L’indice composito di fiducia delle imprese diffuso dall’Istat è calato lievemente a 108,8 da 109,1 di ottobre.

Il morale delle imprese è diminuito nel commercio al dettaglio (dopo il balzo visto il mese precedente) ed è viceversa aumentato sia nelle costruzioni (tornando al record da quasi dieci anni già toccato a settembre) che nei servizi (ai massimi da un anno e mezzo).

Nel settore manifatturiero il clima di fiducia è risultato poco variato, a 110,8 da 110,9 precedente, rimanendo perciò vicino a un massimo da maggio del 2007.

Nel dettaglio dell’indagine, si nota un miglioramento delle valutazioni correnti delle imprese sia sulla produzione che sugli ordini, compensato un minor ottimismo prospettico sull’output.

Le aspettative delle imprese sull’economia, dopo il balzo di ottobre (che aveva portato l’indice al secondo livello più elevato dal 2001), sono tornate ai livelli di settembre (comunque elevati in prospettiva storica).

Specularmente rispetto al mese scorso, il clima di fiducia è calato tra i produttori di beni intermedi e strumentali, mentre è salito nel comparto dei beni di consumo.

La fiducia dei consumatori secondo l’indagine Istat, dopo essere aumentata per cinque mesi consecutivi, è calata a 114,3 a novembre (da 116 di ottobre, che rappresentava un massimo da gennaio dello scorso anno).

Il peggioramento è diffuso, ma riguarda in particolare le componenti più volatili, cioè il clima economico nazionale più che la condizione personale degli intervistati, e le aspettative per il futuro piuttosto che la situazione corrente delle famiglie.

Le preoccupazioni delle famiglie sulla disoccupazione sono aumentate per il secondo mese consecutivo, a 19,7 da 13,5 (restando comunque su valori contenuti in prospettiva storica).

In particolare, le famiglie sono meno ottimiste sulla situazione economica dell’Italia sia corrente che attesa, mentre le indicazioni in merito alla situazione finanziaria, al bilancio famigliare e alle opportunità di risparmio sono miste.

Infine, sale per il secondo mese l’inflazione sia percepita che attesa dalle famiglie (rispettivamente da -4,3 a -1 e da -2,6 a -1,5).

In sintesi, il calo della fiducia di imprese e famiglie a novembre non è nostro avviso preoccupante, in quanto si tratta di una correzione in qualche modo “fisiologica” dopo una lunga striscia positiva.

I livelli del morale restano coerenti con una prosecuzione dell’espansione dell’attività economica anche nei prossimi mesi, particolarmente dal lato delle imprese (dove sia l’indice composito che quello relativo al manifatturiero e alle costruzioni restano sui massimi da circa un decennio).

Abbiamo recentemente rivisto al rialzo di un paio di decimi le nostre stime sulla crescita del PIL italiano nel biennio corrente, a 1,6% da 1,4% per quest’anno e a 1,3% da 1,1% per l’anno prossimo.

L’unico rischio su un orizzonte di 3-6 mesi resta l’incertezza politica in vista delle prossime elezioni generali; tuttavia, tale rischio appare gestibile se, come pensiamo, il ciclo economico su scala globale ed europea si confermerà espansivo.

Commento a cura di Paolo Mameli, senior conomist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo

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